venerdì 23 marzo 2012

Fascino fatiscente

Una settimana a Ischia a inizio marzo è la condizione più adatta per rendersi conto di una località in maniera sicuramente più obiettiva rispetto a una vacanza in piena stagione. Quando tutto è tirato a lustro, ogni balcone ha i suoi fiorellini e le ringhiere sulla spiaggia sono quasi tutte verniciate di fresco.
A marzo non è così.
Moltissimi alberghi sono chiusi. Tutti gli stabilimenti balneari (logicamente) pure.
Qua e là muratori indaffarati, commercianti lenti e ingrigiti dall’inverno, cominciano, con calma, a sistemare, spolverare, riverniciare, reintonacare.
Li aspetta una nuova stagione, che sarò sicuramente florida di turisti a caccia di ristoro, piacere, sollazzo e souvenir.
In alcuni negozi che hanno appena aperto, la merce ha addosso ancora la polvere, dell’ultimo vento dello scorso ottobre.
La natura fa il suo corso e nei pendii tra un pneumatico abbandonato e una bella sportina del rusco, dove dentro non c’è niente che si possa decomporre in una solo secolo, ci sono già bellissimi fiorellini gialli. I fichi d’India troneggiano in ogni dove ancora senza frutti, in qualche parte riparata le bouganville sono già sbocciate, ne ho vista una a Procida, a Corricella, in un bel borgo di pescatori arrampicarsi su una pergola con i suoi fiori purpurei.

Prima passeggiata in spiaggia, primo giorno, 2 passi verso gli scogli per rendermi conto che quelle che stavo con fatica schivando col piede erano cacche di cane. A quel punto ho pensato che forse i cani della zona fossero così ben educati da avere un luogo convenzionale per cagare... Ho pensato: “Davvero dei cani beneducati”.
Tutti lì vanno... e certo loro, si sa, non hanno la cultura per raccogliere i propri escrementi e collocarli in un sacchettino da mettere poi in un apposito cestino dei rifiuti.

Lasciamo stare quello che si trova in questa stagione sulle spiagge, su tutte le spiagge che ho visitato, anche altrove come a Piscinas in Sardegna, 7 anni fa, quando rimasi allibita dalla quantità e soprattutto dalla varietà di materiale di scarto che vi trovai. Resti di una civiltà consumista e annoiata, che mentre guarda la Luna si getta non curante, alle spalle, una bella bottiglia di plastica nel mare. Lo so è un discorso ormai banale, questo dei rifiuti in mare, ma se è banale, vorrebbe dire che è obsoleto, superato... ma non pare sia così.

In generale l’Isola e gli isolani sono accoglienti, loquaci e disponibili, a volte un po’ ruvidi, sicuramente ironici. E rimane sempre quel sottofondo di indolenza.
Ecco che di fronte a richieste alle quali non sono in grado di far fronte, perchè appena un po’ più impegnative allargano le braccia e ti dicono: “E vabbuò, signò”.
Ma va bene così. La diversità è sacrosanta e ci saranno tutte le ragioni socio-cultural-storiche che hanno portato a questo.

Ma ci sono cose che invece NON vanno bene così.
Il fatiscente.
Il fatiscente è un vero peccato. Certi luoghi che sono delle meraviglie della natura e che hanno delle potenzialità enormi, versano in condizioni disastrose.
Sono andata a Cavascura, vi si accede partendo dalla meravigliosa Sant’Angelo (tutto chiuso, a parte “Dolce è la vita” un bel locale, nuovo, in cui c’è tutto a norma, compreso un elevatore per portatori di handicap, lui, Aldo, è veneto, ha sposato una del posto che aveva una vecchia locanda sul mare.
Quindi partendo da Sant’Angelo, a piedi dalla spiaggia di Maronti o da ripidi sentieri interni, si arriva in questo canyon naturale e si cammina verso l’interno, tra queste due sinuose alte pareti di roccia friabile, stratificata erosa nella notte dei tempi dall’acqua. Ci si addentra tra uccellini che cinguettano, lontani dal rumore e dalla puzza delle auto e dei motorini che a Ischia sono davvero “impertinenti”. Si cammina seguendo il corso di un piccolo e fangoso rigagnolo, scivando rifiuti e schifezze di ogni genere. Uffa. Un posto naturalmente meraviglioso reso fatiscente dalla mano dell’uomo. Tenerle in tasca mai?

Giunti davanti alle antiche terme romane di Cavascura, dove l’acqua sgorga a 90 gradi, un cancello chiuso ci fa capire che siamo assolutamente fuori stagione. Ma su indicazione di un solitario avventore, troviamo il modo per raggirare il cancello e ci troviamo all’interno in un dedalo di muretti azzurri in pieno contrasto col verde marcio dell’acqua stagnante nelle vasche, ci sono delle specie di carvernette di cemento con relativa vasca ognuna ha una targhetta di ceramica che dice “vasca di Tiberio” oppure di Nerone oppure di Cesare.
Le vasche sono piene di bottiglie di plastica. PERCHE’?
Addentrandoci ulteriormente ci rendiamo conto che non siamo sole, alcuni ragazzi sono lì e stanno facendo il bagno, o la sauna, ci invitano a fare altrettanto, ma noi non siamo attrezzate. C’è umido e caldo in quel posto, l’aria intorno è tutta così.
In fondo l’acqua è di tutti e questi ragazzi non fanno male a sfruttare una risorsa che in questa stagione viene chiusa per indolenza della gestione. Bene che non abbiano costruito un mega albergo in quel posto e che abbiano conservato quell’aspetto così selvaggio e primitivo.
Ma perchè ci sono le bottiglie di plastica buttate in ogni dove? PERCHE’?

Perchè l’uomo non può usufruire di ciò che di bello gli arriva dalla bellezza del mondo senza riempirlo di bottiglie di plastica?

Una gita a Procida, mi fa poi riflettere sul perchè un’isola che, a parte Ischia fortunata per le sorgenti termali, si trova nel Golfo di Napoli tanto quanto Capri, sia invece una raccolta di ruderi e palazzi abbandonati, dove casomai le tapparelle di un palazzo ben visibile dalla costa si sono ormai violentemente sgretolate.
Notevole l’Ex Carcere, completamente abbandonato e in disuso da 1988, un bell’esempio di archeologia militare. Girandoci intorno e vedendolo dal Borgo di Corriccella è impressionante per la vastità e per l’abbandono nel quale è lasciato.
Vera “fatiscenza”.
Un vero peccato.

Allo stesso modo per strada si trovano angoli di vero degrado. Ma è così perchè, come mi ha detto una persona di Ischia, è il carattere degli abitanti di Procida, oppure perchè la presenza del carcere ha fortemente penalizzato lo sviluppo turistico del luogo?

Degno di nota il ristorante “Fammi Vento” sul porto, ho mangiato 3 (di numero) gamberoni alla griglia veramente eccezionali, sia per il sapore che per la freschezza.
Ancora a Borgo Corriccella alla Locanda il Postino, splendida posizione, non ho mangiato ma ispirava, eppoi l’oste è davvero gentile e accogliente.

Ma quante bottiglie di plastica ovunque, troppe.
Troppe!