martedì 10 luglio 2012

Genesi di una dea





Ci sono idee che quando arrivano DEVONO concretizzarsi.
Anche se sembrano difficili e lontane dal nostro quotidiano, e si pensa che la strada per realizzarle sia lunga e difficile, è lo stesso: bisogna fare.
Anzi la difficoltà di realizzazione è la sfida.

Bando di CONcorso inUTILE: inUTILE magnETICO, veniva richiesta un'opera che contenesse il concetto del magnetismo.
La mia idea è stata quella di raffigurare una dea madre, per porre l’attenzione sulla natura. Ancora una volta un tema a me molto caro. La Dea Madre oggetto di venerazione (=magnetismo?) dalla notte dei tempi.
Il mito della Dea Madre che rappresenta il trasformarsi e rigenerarsi della natura, il ciclo della vita, la forza generatrice della natura, la fecondita, la femmina, ciò da cui tutto nasce. Tanta roba insomma.
Raffigurata in tantissimi modi, simboli, forme, quella a cui mi sono ispirata è esattamente la Venere di Willendorf.

Il titolo:
MAGNA MATER MAGNETICA
Il ritorno alla natura.

Era inoltre mia intenzione mantenere comunque l’aspetto ironico a cui io e gli inUTILI teniamo molto, allora l’elemento magnetico dell’opera che volevo realizzare non poteva che essere uno.
La vagina.
Doveva essere magnetica.

Mi piace spaziare tra tecniche artistiche tra loro molto diverse, adoro dipingere, mi appassiona la fotografia, assemblare oggetti tra loro apparentemente incongruenti per dar loro nuovo significato nelle istallazioni che faccio.
Ma con la scultura non sono mai stata particolarmente in confidenza.

Allora come realizzarla?
Si poteva fare col polistirolo, ma io la volevo fare di carta pesta. Cercando con questa scelta di mantenere un minimo di atteggiamento eco-sostenibile, riducendo al massimo l’utilizzo di materie plastiche dallo smaltimento difficile per l’ambiente.

Su suggerimento della mia amica Laura Soprani, brava scenografa e artista, ho fatto così.






Sono partita da un piccolo modellino realizzato con il pongo.
Ho comprato 50 kg di argilla, ho preso un manichino, che Betta Reti aveva trovato trai bidoni del pattume, l’ho usato come base per le proporzioni e ho cominciato a stratificarci l’argilla fino a quando ho ottenuto i volumi che volevo.
Un materiale col quale avevo preso confidenza fin dai tempi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna nel laboratorio di Plastica Ornamentale della mitica Carmen Silvestroni.





Una sera con Laura siamo passate allo stampo in gesso, ne avevo preso 25 kg. Molto divertente e molto imbrattante.
Quando sono tornata a casa avevo più gesso addosso io che il Parco dei Gessi e Calanchi dell’Abbadessa. Luogo sopra a casa mia che adoro!

Quando il gesso si è asciugato, in sei giovani virgulti inUTILI abbiamo cominciato a tirare per liberare le due metà che si erano incollate nell’argilla. Da sola non ce l’avrei mi fatta!





Et volià, avevo i 2 negativi della mia scultura, avevo lo stampo per poter ricreare all’infinito quella scultura.

Poi è stato il momento della carta pesta, ho mischiato diversi consigli tra loro e ho cominciato a stratificare con la carta da parati (da Luca Guenzi) velo su velo di carta assorbente (da Laura). ERRORE!

In quel periodo (aprile 2012) il tempo era estremamente umido, e il locale nel quale stavo realizzando la mia opera pure.
Risultato: NON SI ASCIUGAVA MAI!



Una mattina ho deciso che avrei portato i 2 stampi a casa mia e avrei terminato la scultura in un ambiente più secco.
Quindi traslocati stampi e arnesi, in breve tempo ho ottenuto 2 metà leggere che avrei saldato in seguito.




Ma un altro momento topico è stato la domenica pomeriggio in cui ho deciso che le 2 metà erano terminate e quindi potevano abbandonare lo stampo. Il retro è andata bene dopo 2 tentativi si è sgusciato agilmente.
Poi il fronte, con quelle 2 enormi tette da dea.
Alzo un po’ da una parte, un po’ dall’altra, tiro un po’ da una spalla, poi dall’altra. Con delicatezza: non potevo rischiare di rovinare tutto il lavoro fatto sino ad allora.
Non usciva.
Allora ci metto più forza, NIENTE.
Appoggio lo stampo e mi aiuto facendo leva con le gambe NIENTE!

Non mi restava che chiamare i miei supereroi preferiti, Luca e Luciano, che a forza di cucci e spintoni sono riusciti a estrarre quelle 2 enormi tette dallo stampo di gesso che aderiva come una seconda pelle.




Poi ho posizionato i magneti nella zona pubica, e ho riempito le 2 metà con del poliuretano espanso, io e le mie velleità eco-sostenibili volevamo utilizzare della carta o del materiale naturale, ma mi hanno convinto che sarebbe risultato un gran paciugo. Poi ho unito le 2 metà, finitura e piedistallo grazie a Rovatti Giovanni, un uomo dalle mani d’oro che si uniscono a una mente lucida e intelligente.



Una gran fatica durata un mese, ma che soddisfazione!