venerdì 10 febbraio 2012

Grafica domestica


Fin da piccola mi dilettavo con stoffe, colori per tessuti, macchina da cucire.
Devo dire che rispetto al taglio&cucito, mia mamma, gran manico (gran donna), mi ha molto stimolato.
Quando avevo 13 anni, mi disse che era ora che se avevo voglia di qualche vestito nuovo, mentre fino ad allora me li faceva lei, potevo cominciare a farmeli da sola. La mia testardaggine (per la mia mica Emanuela Pepe) mi ha consentito di "fabbricarmi" così il mio primo capo di abbigliamento hand made by Silla.
Si trattava di un paio di short di color beige. E su questo colore la mia amica Angela (la sorella di Manu) si starà facendo una grassa risata.

Bene dopo un paio di giorni di intenso lavoro, credo (non ricordo bene) indossai i miei braghetti. Ovviamente la soddisfazione era somma. Da allora per anni mi sono cucita veramente di tutto: camice, pantaloni, giacche, gonne, cappotti, tutine e abiti piuttosto improbabili. Eravamo nei mitici e sfavillanti anni '80. Le spalline erano sempre tra i primi materiali che acquistavo alla merceria sotto casa, le dimensioni erano davvero assurde! Guardavo in questi giorni un servizio sulla moda di quegli anni e tra i maggiori responsabili di quelle spalle sproporzionate vi era Giorgio Armani. Spalline che sono tra l'altro l'ultima proposta delle sfilate di questi giorni, nell’ottica di un ritorno dello stile di quegli anni. Personalmente non sentivo la mancanza di quel look.

Dopo questa intro vi vorrei raccontare cos'ho fatto nei giorni scorsi di reclusione forzata causa neve.

Da qualche anno a questa parte, per ovvie ragioni di decrescita più o meno felice, rifletto sulle nostre abitudini consumistiche. Nel nostro quotidiano dietro quasi a ogni nostro gesto, si cela una scelta consumistica che ha un impatto sull’ambiente. Riflettere sui nostri comportamenti e cercare di modificarli in questa direzione credo sia l’unica via futura.
Personalmente ho ridotto notevolmente nella mia economia domestica l’utilizzo di prodotti usa e getta. Non riesco con tutto, non è facile disabituarsi alle comodità che il consumismo ci permette.
In quest’ottica non uso più i tovaglioli di carta. Uso sempre i vecchi tovaglioli di tessuto. Ma così facendo vengono usati una volta e poi messi nel cesto della biancheria sporca. Ne servono tanti!

Ho preso dei vecchi tessuti, tra cui un pezzo di stoffa bianca di canapa che era stato probabilmente in passato un lenzuolo. Sono tessuti meravigliosi, grezzi, freschi e ruvidi, poi ho preso altri pezzi di stoffa che tengo (ne ho un cassetto pieno). Gli ho fatto l’orlo con la mia vecchia singer, che guarda caso mi ha regalato la mia mamma.
A quel punto avevo una serie di pezzi di stoffa orlati di stoffe “malassorite”. Volevo dargli un senso comune, visto che mi occupo di grafica ho pensato di decorarli con un colore permanente per tessuti, a Bologna si può trovare un vasto assortimento di colori (di tutti i tipi per le belle arti) da Sebino.
Avrei voluto un colore più materico, più coprente, ma per ottenerlo ci vuole la serigrafia... e io volevo farli con le mie mani (un retaggio delle mie origini pseudo-ferraresi).
Ho stampato con la font Adobe Garamond Pro bold, a 250 pt. su dei cartoncini i numeri da 1 a 9.
Poi il cutter per fare delle mascherine, poi pennello, ferro da stiro per fissare e via.
Ora ho 9 bei tovaglioli numerati per i miei amici ospiti.
Fatto!

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