lunedì 15 ottobre 2012

Frutti dimenticati

Autunno, una bella stagione per passeggiare in mezzo alla natura.



Una bella domenica di inizio ottobre, il sole splende e la temperatura è straordinariamente mite.
Con le mie amiche decidiamo di andare a passeggiare in collina.
Andiamo vicino a Sasso Marconi, dove abita Lory. Passiamo a salutare suo padre che ha un pezzo di terreno che accudisce con la sapienza dei tempi passati. “Menzani” ha 90 anni ed è debole d’udito. Simpatico, allegro, pieno di vita e di sorrisi. Era così felice di averci lì con lui che ci ha donato quei meravigliosi fiori gialli dal gambo altissimo che si trovano sparsi in ogni fosso: i topinambur. Le radici sono molto buone da mangiare lessate.
Ci ha accolto in questo pezzo di terra recintato e “arredato”, sua moglie la chiama “la residenza” con tavolo di pietra, colorato di rosso, ombrellone, pezzi di lamiera utilizzati come cancelli, bidoni di metallo mezzo interrati e ormai completamenti arruginiti che dovevano fungere nel progetto architettonico dell’ambiente del sig. Menzani da “bagno”.
Sul tavolo rosso oltre a un bel mazzo di quei bei fiorni gialli, decoravano il piano 5 mele cotogne giallo/verdi bitorzolute e profumatissime.
"È una delle più antiche piante da frutto conosciute: era coltivato già 4.000 anni fa dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite"
E anche qui c'entra la Dea Madre!
Non potevo credere ai miei occhi avevo trovato le mele cotogne per rifare la marmellata profumatissima e particolare che già avevo fatto l’anno scorso. Spettacolo.
Ho chiesto al Sig. Menzani se me le poteva donare e lui esclamando “MENZANI... VAI COL LISCIOOOO” con un uncino di legno mi ha abbassato i rami e con Barbara e Lory abbiamo raccolto una borsa intera di profumatissime e durissime mele cotogne.
Le mele cotogne fanno parte di quei frutti che ormai appartengono quasi ineluttabilmente al passato, per i quali ormai c’è posto solo sui banchi delle sagre dei frutti dimenticati. Dove si cerca di salvarli dall’estinzione e dalla sopraffazione dell’omologazione genetica.

Ricordo qualche anno fa che passeggiando sotto un albero in questa stagione avevo trovato dei frutti bellissimi verde acido, grinzosi come cervelli, profumati come limoni. Erano frutti di maclura.
Non si mangia ma ha un interessante aspetto ornamentale.

Mele cotogne dicevo... ho fatto una marmellata meravigliosa. Un po’ faticosa a dire il vero soprattutto per il fatto che avevo raccolto almeno 8 kg. di mele. Ma ho trovato una ricetta che alleggerisce il lavoro. Le mele cotogne infatti sono durissime da tagliare, ma se si bollono prima, poi diventa tutto più facile. Nella ricetta consigliavano di togliere anche la buccia ma io l’ho lasciata.

Ho fatto così:

Ho preso tutte le mele, le ho lavate e gli ho tolto la barbetta marroncina che hanno aiutandomi con una spazzola di quelle che si usano per lavare i piatti.
Poi le ho messe nella pentola più grande che ho. Le ho cotte 30 minuti, poi le ho tolte dall’acqua che non ho buttato via, mi è servita in seguito per rendere la marmellata meno densa. Le mele cotogne sono praticamente pectina allo stato puro.


Ecco ora è arrivato il passaggio più difficile. Le ho tutte tagliate, tolto il torsolo e i semi, controllando che non ci fossero dei vermicelli, e le ho passate nel passaverdure.
NON MI PASSAVA PIU’.
Ho girato il pomello del passaverdure per quasi 3 ore.
PFFF...

Ho ottenuto 6,5 kg. di polpa.
Rimesso il tutto nel pentolone, con il succo di 6 limoni e 2,5 kg di zucchero di canna, cotto altri 40 minuti. Bisogna mescolare spessissimo altrimenti sotto si attacca e si brucia.
A metà cottura ho tritato meglio la polpa con il frullatore a immersione.

Vasetti sterilizzati a 100° nel forno per 15/20 minuti, riempiti, chiusi e girati a testa in giù. Ora manca solo l’etichetta:
MENZANI VAI COL LISCIO


Sul formaggio di capra è una delizia.

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